L’American Psychiatric Association (APA) ha pubblicato nel 2013 l’ultima edizione del Manuale Statistico Diagnostico dei Disordini Mentali (DSM 5).
A differenza della precedente edizione, nel DSM 5 i disturbi sessuali non sono più inclusi in un’unica categoria diagnostica, ma vengono distinti in: Disforie di Genere, Parafilie e Disfunzioni Sessuali.
Le disforie di genere
Il “disturbo di identità di genere” diviene nel DSM 5 “disforia di genere”. Il DSM 5 rileva che l’orientamento sessuale non è riferibile ad un disturbo mentale; una definizione di problematica psichica può essere data solo in presenza di un disagio rilevante associato a tale condizione. Rinominarlo “disforia di genere” ha il significato di ridurre il rischio di intendere questo disturbo come patologico; aspetto che sottolinea anche la possibilità di intendere la diagnosi come transitoria.
Le parafilie
Le parafilie sono distinte in otto forme: il disturbo esibizionistico, il disturbo feticistico, il disturbo frotteuristico, il disturbo pedofilico, il disturbo da masochismo sessuale, il disturbo da sadismo sessuale, il disturbo da travestitismo, e il disturbo voyeuristico.
Le disfunzioni sessuali
Alcune condizioni, come la disfunzione erettile, possono essere considerate una variazione della normale risposta sessuale, una alterazione transitoria del normale funzionamento, effetto di patologie mediche sistemiche, o possono emergere come conseguenza di un problema relazionale o in risposta a comportamenti del partner. Da qui la necessità nel DSM 5 di utilizzare definizioni più precise, sia in termini temporali che sul meccanismo di funzionamento coinvolto, atte a differenziare un disturbo sessuale da una condizione transitoria (Sungur, Gündüz, 2014).
Per aumentare l’accuratezza diagnostica e ridurre le sovrastime legate a problemi sessuali transitori, le disfunzioni devono avere una durata minima di sei mesi, ad eccezione di quelle secondarie all’uso di sostanze. Ancora una volta però la raccomandazione è quella di considerare i sintomi sessuali come disturbi psichici solo dopo aver escluso ogni componente organica.
Le disfunzioni sessuali sono un’alterazione o anomalia di uno o più meccanismi coinvolti nel ciclo di risposta sessuale (desiderio, eccitamento, orgasmo) e riguardano circa 16 milioni di italiani. Sono disturbi a radice multifattoriali determinati da cause biologiche (neurologiche, ormonali, vascolari, muscolari) e psicologiche‐ sociali, che causano disagio individuale e difficoltà interpersonali.
Le disfunzioni sessuali più frequenti nell’uomo sono le problematiche eiaculatorie e la disfunzione erettile; nella donna, l’anorgasmia, i disturbi del desiderio e il vaginismo.
Eiaculazione precoce e anorgasmia
Si definisce precoce un’eiaculazione che avviene con minima stimolazione entro 1 o 2 minuti dalla penetrazione e comunque prima che il soggetto lo desideri, causando disagio o fastidio nell’uomo e/o nella sua partner. E’ il disturbo sessuale maschile più comune, colpisce circa 4 milioni di italiani e può manifestarsi a qualunque età. L’eiaculazione precoce è una condizione medica spesso sottodiagnosticata.
Spesso questo disturbo si accompagna ad anorgasmia, cioè alla difficoltà o all’impossibilità persistente o ricorrente a raggiungere l’orgasmo, che rappresenta il più frequente disturbo sessuale femminile e riguarda circa 4,5 milioni di donne.
Disfunzione erettile e vaginismo:
La disfunzione erettile è l’incapacità dell’uomo a raggiungere e/o mantenere un’erezione sufficiente ad avere un rapporto sessuale soddisfacente. E’ strettamente correlata all’età e in Italia ne soffrono oltre diversi milioni di uomini ma viene affrontata soltanto dal 10%.
In una discreta percentuale di casi la disfunzione erettile si accompagna a vaginismo nella partner cioè alla contrazione involontaria dei muscoli che circondano la vagina al momento del rapporto. Può variare da una forma lieve che determina tensione e disagio fino a forme gravi che impediscono il rapporto stesso. Il vaginismo interessa circa 1 milione di donne mentre la dispareunia, cioè il dolore genitale durante la penetrazione, può interessare fino al 12 % della popolazione femminile in pre‐ menopausa e fino al 30 % delle donne in post menopausa.
I disturbi del desiderio sessuale
Donne:
I disturbi del desiderio sessuale sembra interessare 2,5 milioni di donne circa. Il desiderio sessuale pare ridursi con l’avanzare dell’età, mentre il distress, il disagio causato dalla perdita di desiderio sessuale, è inversamente correlato all’età: è massimo quindi nella donna più giovane.
Uomini:
Il 15% della popolazione maschile di età compresa tra i 18 e i 60 anni, pari a oltre 1 milione di uomini sembra soffrire di disturbi del desiderio. Dati recenti indicano un aumento della percentuale di disturbi del desiderio nell’uomo, specie in ambiente metropolitano ad elevato indice distress cronico.